giovedì 10 dicembre 2015

Paura e delirio all'Olimpico


L'ultima del girone di Champions League non è la partita più adatta per giocare con il fuoco. La Roma lo ha fatto, ha rischiato di bruciarsi, l'ha scampata, ma di sicuro ha sentito il calore della fiamma.

Garcia, con un ultimatum pendente sulla testa, è parso davvero ad un passo dall'essere messo alla porta, rischia di esserlo nuovamente domenica prossima, quando affronterà il Napoli al San Paolo. Quella sarà una partita non ancora decisiva per le sorti del campionato, per il destino dei giallorossi forse sì.
Nella notte europea la Roma, il proprio destino, lo teneva tra le mani sapendo di dipendere solo da se stessa:in caso di analogia nel risultato delle due partite -all'Olimpico e alla BayArena- la formazione di Garcia avrebbe conquistato gli Ottavi. Condizione favorevole quando ospiti il BATE Borisov mentre ai tuoi concorrenti tocca affrontare il Barcellona.

A sparigliare le carte sul tavolo, però, ci pensano i bielorussi, atterrati nell'Urbe sapendo di potersela giocare per il terzo posto, sognando il secondo, a patto che Messi e soci escano vincitori dalla BayArena. A Yermakovich, allenatore del BATE, non resta che fare il possibile per imbrigliare un avversario tecnicamente più valido e giocare con i nervi scoperti di chi il "dentro o fuori" lo soffre terribilmente. 
I gialloblu di Bielorussia optano, così, per un 4-4-1-1 pronto a schiacciarsi al limite della propria area di rigore e respingere le minacce offensive avversarie senza fare troppi complimenti. La manovra ospite ha un faro in Aljaksandr Hleb. L'ex Arsenal e Barcellona si erge, ancora una volta, a leader tecnico ed emotivo dei suoi (seppur con la consueta discontinuità all'interno dei 90'), svariando alle spalle della punta Mozolevski, fungendo da supporto per le sgroppate di Stasevich e Gordeichuk, gli stantuffi delle corsie laterali.
Come al solito, però, quel che manda in crisi il sistema offensivo dei capitolini è una difesa disposta ad arroccarsi mettendo in secondo piano l'opzione di contestare il possesso palla. Attaccare una terza linea schierata e protetta non è mai facile, ma in alcuni casi un centravanti possente e, allo stesso tempo, abile tecnicamente (qualcuno ha detto Dzeko?) potrebbe fungere da catalizzatore delle attenzioni per la difesa, liberando spazio per incursori di varia natura. Ecco, Edin Dzeko nel primo tempo deve aver fatto corto circuito con Iturbe e Iago Falque, perché ogni volta che gli si accendeva una lampadina faticava ad intendersi con il supporting cast (non si dica che se ne siano accese molte di queste lampadine). Iago Falque deve essere evaporato poco dopo il fischio d'inizio, salvo ricomporsi per sporadici cameo nell'arco dei novanta minuti; Iturbe protagonista di un'altra serata in cui non gli riesce niente di niente. Entrambe le ali della Roma, hanno lasciato a desiderare sia negli inserimenti senza palla sia in termini di fantasia (qualità necessaria per scardinare la difesa bielorussa), forse danneggiati dalla posizione più interna del solito, dovuta alla costante proiezione offensiva degli infaticabili terzini Digne e Florenzi.
Se l'attacco si muove così male è davvero difficile disegnare un buon calcio, ma il triangolo di centrocampo Nainggolan-De Rossi-Pjanic ha cercato di gettare il cuore oltre l'ostacolo per costruire, rifinire e concludere quasi tutte le azioni (grazie anche al supporto del quartetto difensivo, spesso distante dalla propria area di rigore e pronto a sostenere la manovra), finendo per ben figurare nonostante le difficoltà del collettivo.

Yermakovich, il tecnico del Bate Borisov ha il
merito di aver saputo interpretare la partita nelle
diverse fasi

Nella ripresa la partita si è divisa in due fasi: la prima è quella in cui la Roma avrebbe potuto e dovuto buttarla dentro e tornare a pensare alla Champions solo a febbraio; la seconda, idem, ma qui il discorso vale anche per gli avversari.
Per poco più di 10' a partire dal rientro in campo i giallorossi sembrano essere più convinti, più forti, più decisi a fare risultato. Si ha l'impressione che il Bate sia pronto per capitolare, che la strategia di chiudersi a riccio stia per presentare un conto molto salato al gruppo di Yermakovich. La Roma deve trarne profitto. Per due volte Dzeko va alla conclusione dall'interno dell'area, mettendo però in bella mostra la pessima condizione psicologica di un attaccante da 20 reti stagionali che si perde in un bicchier d'acqua ad un passo dall'1-0. Poco dopo il 9 si mette al servizio della squadra e favorisce l'inserimento di Florenzi che esalta per la terza volta in pochi minuti il portiere avversario. Tre occasioni importanti, il massimo sforzo giallorosso, ancora 0-0 e inizia la seconda fase della ripresa.
Per comodità possiamo dire che l'inizio della seconda fase coincide con l'ingresso in campo del rientrante Salah (ed anche di Volodko), intorno all'ora di gioco.

L'ultima mezz'ora è come l'amore per George Clooney: niente regole.
Mentre in Germania il risultato di 1-1 qualifica i giallorossi, a Roma il pubblico si spazientisce vedendo la sua squadra incapace di buttarla dentro come da pronostico. La Lupa inizia ad intravedere la fine del serbatoio che rifornisce di energie le gambe e la testa. Il BATE, invece, sembra rinvigorire ed è pronto a regalarsi trenta minuti di "difesa e contropiede" che qui in Italia ha sempre un certo fascino.

Nel microcosmo da 30':
  • Szczescny riscatta la partita d'andata con una parata sulla linea che ha poche connessioni con le abitudini del polacco.
  • Pjanic non segna a tu per tu con il portiere avversario Chernik.
  • Milunovic cancella dal tabellino un gol di Pjanic che aveva già battuto Chernik (vedi sopra).
  • Szczescny sfrutta altre occasioni per fare bella figura, ma rispetto a quella precedente le parate su Mladenovic e Stasevich passano inosservate.
  • Florenzi sgasa sulla destra ed è una spina nel fianco per i difensori bielorussi, ma dal suo lato Volodko, Mladenovic e Hleb fanno il bello ed il cattivo tempo perché Salah e Pjanic rientrano poco e niente.
  • Dzeko ci prova ancora. Almeno non perde la speranza.
  • Ci prova anche Nainggolan ma il terra-aria uscito dal suo sinistro non centra la porta.
  • Salah potrebbe condire il suo rientro in campo con un gol nel finale ma spreca due occasioni per imprecisione.
  • Sugli spalti i tifosi della Roma (i pochi presenti) fanno notare il proprio disappunto.
Finisce 0-0. Per la Roma non è un bel biglietto da visita, specialmente se domenica c'è il Napoli ad attenderla, ma è passata al turno successivo alle spalle dei campioni in carica (ai quali ha strappato anche un pareggio). I giallorossi hanno ancora molta strada da fare e più di qualche vite da stringere se vuole ascoltare le note della Champions League anche nella prossima stagione. Ora, quel che è certo è che le ascolterà anche a febbraio, sperando che l'urna di Nyon sia benevola.

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