mercoledì 18 novembre 2015

Giovinco o Nolito?


Il calciomercato non dorme mai. Purtroppo. Anche ad un mese e mezzo dall'inizio della sessione invernale di trasferimenti i quotidiani, cartacei o online che siano, si prodigano a riempire pagine e pagine di notizie riguardanti presunti cambi di maglia di questo o quel calciatore.

Da qualche settimana rimbalza la notizia che vuole il Barcellona intenzionato ad acquistare un attaccante, uno che possa prendere il posto di un titolarissimo in caso di indisponibilità. L'infortunio di Messi, in questo senso, è stato un trappola per molti addetti ai lavori, in quanto Neymar e Suarez hanno ampiamente dimostrato di avere le giuste qualità per sopperire all'assenza del 10, tagliando le gambe ad ogni discorso legato a questioni di necessità.
Come se non bastasse, la filosofia e la storia del club suggeriscono che Luis Enrique verrà invitato a puntare sul duo Munir El Haddadi - Sandro Ramirez. I due giovanissimi (classe 1995) sono un prodotto della cantera più famosa del mondo, quella catalana, per l'appunto; hanno tutta la carriera davanti e molti margini di miglioramento, oltre ad aver già dimostrato di poter essere utili alla causa sin da subito. Difficilmente verrano riposti in soffitta per far spazio ad un attaccante venuto da fuori.


Uno dei motivi per cui il Barça potrebbe decidere di puntare ancora sui canterani (almeno su Munir, in questo caso) lo si vede sul secondo gol, quello di Suarez

Oltretutto il Barcellona avrebbe in rosa Rafinha, ma il talento brasiliano rimarrà lontano dai campi (forse) fino a fine stagione a causa di un infortunio ai legamenti del ginocchio. Senza questo enorme "contrattempo" la prospettiva di un Barça attivo sul mercato sarebbe stata pura utopia, viste le prestazioni del fratello di Thiago Alcantara fino al momento della rottura.
Verosimilmente, dunque, al Barcellona non servirà operare in sede di mercato, anche perché al nuovo arrivato spetterebbero davvero pochi minuti. Di fatto i blaugrana dispongono di uno dei terzetti d'attacco più forti della storia di questo gioco e, senza filosofeggiare più di tanto, vien da dire che fin quando si reggono in piedi Messi-Suarez-Neymar vanno in campo. Poi ci sono i due ragazzini citati in precedenza che, per ora, possono accontentarsi di giocare quei pochi minuti che gli lascia la MSN.
Un ultimo fattore, infine, dovrebbe scoraggiare la voglia di spendere moneta sonante nel mese di gennaio. Un fattore talmente importante che devo indicare per ultimo, altrimenti gli altri non avrebbero ragione d'essere citati: Arda Turan. Da gennaio il Barcellona potrà disporre del mistico talento che vive in quel metroesettantasette con folta barba turca proveniente dall'Atletico Madrid(ci sarebbe anche Aleix Vidal, acquistato dal Siviglia per 18 milioni, che potrebbe giocare come esterno alto, ma nominalmente è stato acquistato per fare il terzino); Arda fino ad oggi avrebbe giocato tutti quei minuti che hanno giocato Munir e Sandro (eccetto quelli in cui hanno giocato insieme perché non può sdoppiarsi), tappando la bocca e la penna di tutti coloro che sostengono che Luis Enrique abbia bisogno di un attaccante per completare la rosa. 

Che senso avrebbe, dunque, acquistare un altro attaccante? Forse nessuno, ma dato che i media ci dicono che questa ipotesi è ancora percorribile ho provato a dare ascolto a queste voci e fantasticare.
In particolare, hanno solleticato il mio interesse quelle notizie che hanno accostato al Camp Nou due giocatori: Giovinco e Nolito. Due giocatori simili per alcune giocate, come la capacità di partire da lontano per fare gol o disordinare le difese avversarie, e perché entrambi sono all'apice della loro carriera (28 le primavere della Formica Atomica, 29 per lo spagnolo); molto differenti per stile di gioco e ruolo nella squadra.

Manuel Agudo Durán, al secolo Nolito, al Barcellona ci è già stato, ma ha giocato quasi esclusivamente nel Barça B, perché tra i "grandi" non è mai riuscito a lasciare il segno. Il gioco del Barcellona è particolarmente codificato e, per alcuni l'ambientamento può essere più lento e complesso. Se non ti chiami Neymar, probabilmente, sei costretto a lascire il segno da subito per non rimanere al palo. Magari ti chiami Zlatan Ibrahimović e rimani al palo lo stesso. Può darsi, però, che Nolito sia maturato nei suoi trascorsi tra Benfica, Granada e Celta Vigo. In quest'utlima piazza, specialmente grazie ai due allenatori, Luis Enrique (che ha ritrovato dopo il Barça B e che ritroverebbe in caso di trasferimento) ed Eduardo Berizzo è diventato un giocatore che può decidere le partite in ogni momento con i colpi che lo contraddistinguono. Con El Toto in panchina Nolito ha trovato la sua vera dimensione in campo: nel suo Celta parte, come sempre, da sinistra per accentrarsi e cercare la conclusione più che puntare il fondo.
Se oggi Nolito ha conquistato la maglia delle Furie Rosse è anche grazie a Berizzo, il quale ha capito che, in fondo, il giocatore che sta dentro quella maglia azzurra numero 10 vive di un gioco concettualmente molto semplice. In poche parole, una volta detto che il suo gioco è "partire dalla fascia opposta al suo piede preferito per rientrare", ho detto tutto. Non è un giocatore particolarmente creativo; non vuole vagare per il campo o galleggiare fra le linee di centrocampo e difesa avversaria come farebbero trequartisti eterei come Ozil o David Silva; non deve toccare il pallone in ogni azione, perché per quello, nel Celta Vigo, c'è Orellana. Nolito, invece, vuole semplicemente ricevere la palla sui piedi, spostarla e correre con forza e velocità verso la mattonella che ritiene più adatta a scoccare il tiro, quello che gli farà tirare giù la porta. Nolito fa poche cose, ma le fa tremendamente bene.


Nella giornata-tipo di Nolito ci dovrebbe essere una mattinata passata a rifinire il taglio di capelli; un pomeriggio a tirare ordigni all'incrocio dei pali e un film di Pedro Almodóvar
 in serata

Al Barcellona potrebbe fare altrettanto bene, perché è un giocatore dal peso specifico nettamente maggiore rispetto al giorno in cui fece le valigie per lasciare la Catalogna, ma la sua limitata disponibilità tattica lo ridurrebbe a riserva del solo Neymar, dal momento che prima di adattarlo in posizione di ala destra o di punta centrale Luis Enrique potrebbe preferirgli uno tra Munir e Sandro. Il suo minutaggio rischierebbe di ridursi e spezzettarsi, troppo poco per continuare a navigare l'onda lunga di questa Golden Age che vive la sua carriera.

Anche Sebastian Giovinco, come Nolito, è in un momento felice della sua carriera, anche se per raggiungere questo status si è visto costretto a volare a Toronto. Non può essere un caso che la Formica Atomica abbia trovato le condizioni ideali per esprimere il suo gioco in un campionato "in via di sviluppo". Giovinco è un regista offensivo che, diversamente da Nolito, preferisce cercare la posizione più adatta in base alla disposizione in campo di compagni ed avversari. Un vero catalizzatore del gioco che attira il pallone verso di sé, indipendentemente dalla porzione di campo che occupa in quel determinato frangente della partita.


Non possiamo stupirci se i tifosi del Toronto riempiono lo stadio tutte le settimane...

La carriera di Giovinco è stata esaltante nelle esperienze con le maglie di Parma ed Empoli, mentre a Torino, con la Juventus, la vera Formica Atomica si è vista solo per periodi non più lunghi di un mese. A Toronto, poi, sono arrivate caterve di gol e assist aiutato, come suol dirsi, dal livello mediocre del campionato, ma è importante considerare la sua tendenza ad esaltarsi quasi esclusivamente sentendosi la chitarra solista della band, quella che vuole cominciare ogni pezzo con un assolo per far ammattire il pubblico. Inevitabilmente, questo limite psicologico, lo porterà ad avere molte più soddisfazioni se la sua band si chiama Empoli, Parma o Toronto (con tutto il rispetto di questo mondo) anziché Juventus. 
Giovinco al Barcellona, allora, che ruolo ricoprirebbe? Nel classico schema 4-3-3 (o 4-1-4-1) dei blaugrana, in termini di posizionamento, non dovrebbe avere problemi, perché ha dimostrato più volte di poter svolgere un ottimo lavoro come esterno d'attacco; più difficilmente potrebbe fare la punta centrale, o falso nueve, ma a Toronto si è disimpegnato egregiamente anche in questo e, in ogni caso sarebbe da adattare tanto quanto Nolito. Qui il dilemma centrale, all'opposto di quel che si diceva per l'esterno del Celta, riguarda il ruolo in squadra più che in campo, cioè il tipo di lavoro che gli verrebbe richiesto: con compagni come Messi, Iniesta, Rakitic, Suarez, Neymar o chi per loro, difficilmente uno come Giovinco avrebbe a disposizione l'ampia mole di palloni da smistare che ha a Toronto (e ci mancherebbe!!!), rischiando di allontanarsi dai suoi picchi di rendimento. D'altra parte lo stesso Neymar ha avuto problemi del genere nel suo primo anno al Barcellona perché, diversamente da quanto accadeva in Brasile, al Barça il fulcro della manovra si chiama Leo Messi e tutti i palloni passano per i suoi piedi. Neymar, però, ha saputo mettersi al servizio della squadra e dello stesso Messi e, già dopo un anno la linea di passaggio Messi-to-Neymar è diventata la più pericolosa del calcio contemporaneo (con il lavoro sporco di Suarez, poi, è tutto più semplice), ricordando vagamente la complicità cestistica Stockton-to-Malone. Una sapienza ed una capacità di modificare il proprio gioco, quella di Neymar, che Giovinco non ha ancora dimostrato di avere.

Allora torneremo a leggere articoli su articoli (che, a dire il vero, in questi giorni non riguardano più tanto il calciomercato) e si faranno i nomi di Giovinco e Nolito, soprattutto su quei simpaticissimi siti che pongono il sondaggio nella forma: "Se fossi un dirigente del Barcellona, chi acquisteresti: Giovinco o Nolito?".
Arda Turan.

2 commenti:

  1. Mah... In linea di massima io ho sempre odiato il "mercato news", solitamente invasivo e inconsistente. Lo giustifico solo perché i giornali hanno troppe pagine da riempire... Nel caso specifico, pur con tutta la stima per Giovinco, non riesco proprio a considerarlo un elemento da Barcellona, a livello tecnico e di personalità, oltre alle problematiche che tu hai esposto. In Canada ha trovato la dimensione ideale che gli ha addirittura permesso di riproporsi con una certa credibilità in azzurro. Forse, una volta completato il percorso oltreoceano, potrebbe ripresentarsi con più cattiveria e concretezza sul palcoscenico nostrano, dove verrebbe comodo a molte squadre di media - alta classifica, ma in blaugrana proprio no, non ce lo vedo.

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    1. Secondo me, dovesse tornare in Italia, farebbe molto molto bene. In Canada sembra davvero un altro giocatore, un altro uomo anche. Potrebbe fare le fortune di una formazione di bassa o media classifica portandola ad un livello decisamente più alto. A patto però, che dirigere lui le azioni offensive...

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