sabato 10 ottobre 2015

Nulla di nuovo sotto la pioggia di Baku


Abbiamo visto la Nazionale Italiana giocare partite anonime contro formazioni inferiori, per risorse tecniche e tattiche, tante di quelle volte che la prestazione incolore di Baku quasi non fa notizia.
Tutto quel che rimane è la gioia per aver centrato la qualificazione ad Euro2016 con una giornata d'anticipo e la consapevolezza che per battere l'Azerbaijan possono bastare ordine e linearità. 
Quella sull'ostico campo dello Stadio Olimpico di Baku -ostico più per le condizioni del terreno che per meriti della formazione casalinga- è stata una partita dagli sviluppi semplici, senza strappi degni di nota, giocata su ritmi bassi, che si è guadagnata, così, di diritto, un posto nell'archivio delle partite senza appeal per lo spettatore neutrale (un archivio che forse nessuno spulcerà mai).

La formazione di Prosinecki ha mantenuto un atteggiamento tale da non far distanziare troppo i reparti o uscire dalla propria zona di competenza i singoli giocatori: in poche parole non alzava quasi mai il ritmo del pressing né il baricentro. Il 4-5-1 (4-1-4-1) ha garantito in fase di non possesso (che era ovviamente quella più delicata) la superiorità numerica in mezzo al campo limitando il quantitativo palloni giocati da Verratti e Parolo, i creatori di gioco azzurri, con il mediano Garayev a fungere da prezioso schermo per la terza linea. Inevitabilmente l'Azerbaijan non ha mai potuto contestare il palleggio alla coppia difensiva Chiellini-Bonucci (quest'ultimo al 50º gettone in azzurro), ma non era un'opzione contemplata.

Gli Azzurri di Conte hanno mantenuto per l'intera durata del match (fanno eccezione i soli 3' finali, dall'ingresso di Montolivo) un 4-4-2 in linea, con i terzini Darmian e De Sciglio in posizione piuttosto prudente e le due punte Eder e Pellè affiancate, con il supporto esterno di El Shaarawy e Candreva. Questo schieramento ha permesso di concedere relativamente poco ad una squadra di per sé rinunciataria e poco aggressiva.
In fase di non possesso saltuariamente si poteva vedere un pressing coordinato verso la difesa azera; sistematicamente, invece, si è preferita la coesione tra i reparti con le due linee da 4 a far muro agli attacchi avversari.
Su quest'atteggiamento deve aver influito il gol di Eder, arrivato dopo soli 11', pescato prontamente dal filtrante di Verratti (uno dei migliori in campo) al termine di una delle poche azioni in cui c'è stato un incrocio tra maglie azzurre.

Candreva va incontro al pallone e in una sola mossa riceve, scarica e scala centralmente invitando Verratti ad allargarsi. Per il centrocampista del PSG è facile vedere il movimento di Eder tra le maglie larghe della difesa azera.

La seppur contestabile decisione di giocare d'attesa e abbassare il ritmo al cospetto di una squadra che la palla di certo non la tratta con guanti bianchi ha portato i suoi benefici, ma ha risucchiato la manovra azzurra nel vortice di apatia in cui si è imbottigliata quella azera.
Non può essere un caso che, per mantenere uno schema di posizioni elementare e lineare in pieno stile subbuteo (si è sentita eccome l'assenza di un trequartista o di una mezz'ala che muovesse le pedine sulla scacchiera), la formazione di Conte si sia privata di quella fluidità di palleggio che avrebbe potuto tagliare le gambe della squadra di casa già dopo pochi minuti.
Troppo spesso la soluzione alla congestione centrale è stata cercata nel lancio verso le punte. Un palleggio veloce e costante, invece, seppur rischioso, partendo da un regista arretrato del calibro di Bonucci -che ha l'onere di gettare le basi per la manovra, ma oggi gli è mancato un pizzico di audacia- avrebbe dato ritmo all'intero undici e creato molti più grattacapi a Prosinecki.
D'altro canto, Conte deve aver pensato che la superiorità tecnica dei suoi fosse talmente netta ed evidente che alla lunga la partita si sarebbe incanalata quasi automaticamente, quindi, perché complicarsi la vita con misteriosi artifici tattici?
Il risultato gli dà ragione. Nonostante il gol dell'1-1 firmato da Nazarov (31'), dovuto ai gentili omaggi della coppia difensiva italiana, ha sconfortato più di un tifoso, ma l'Italia ha continuato con lo stesso copione, alzando solo di tanto in tanto il ritmo. Sono arrivati, così, il secondo vantaggio prima dell'intervallo con l'azione veloce sull'asse Eder-Candreva-El Shaarawy; ed il definitivo 1-3 di Darmian, grazie ad un pressing caparbio alzato sino all'altezza dell'area avversaria. In mezzo, qualche azione sopra le righe, come la palla salvata sulla linea su tiro di Eder, e poco più.

Qui la pressione è massima e l'Azerbaijan non riesce nel disimpegno, risultato: Darmian fa partire un siluro davvero niente male


Un risultato importante laddove fare risultato era l'imperativo. L'Italia ancora una volta è riuscita a raggiungere l'obiettivo ma, ancora una volta, ha lasciato a desiderare quando c'era da imporre la propria supremazia.
Il biglietto per un'estate in Francia è già stato guadagnato. Dobbiamo decidere se sarà un biglietto da testa di serie o meno, aspettando la Norvegia all'Olimpico di Roma.







2 commenti:

  1. Dici bene parlando di partita semplice nel suo sviluppo, lineare. Anonima forse no, ecco. Sarà che negli ultimi mesi siamo stati abituati malissimo (ma con la Bulgaria qualche segno di ripresa c'era stato, vanificato dall'incredibile prodigalità sotto porta), però da tempo non si vedeva un'Italia giocare con aggressività in campo avverso (sia pure un'aggressività moderata e che scaturiva da un atteggiamento di attesa, come hai giustamente sottolineato, e le due cose non sono in contrasto), tenere pallino e non mollarlo quasi mai, segnare tre gol e lasciare agli avversari solo le briciole, ossia una rete segnata per gentile concessione della nostra difesa. A proposito di questo episodio, in altre circostanze dopo una batosta del genere siamo andati in bambola (penso all'uno - due patito in Bulgaria nella primavera scorsa, con rincorsa affannosa fino alla fine), questa volta invece abbiam continuato come nulla fosse. Chiaro, e l'ho scritto anche da me, bisogna fare la tara ai rivali, l'Azerbaigian non è granché, ma qualche risultato di rilievo l'ha ottenuto in questo girone e all'andata a Palermo per poco non si portava via un pareggio. E' un punto di partenza, ovvio, ma una mentalità diversa si è vista: da qui a giugno occorrono ancor più coraggio, continuità, miglioramento atletico e giocatori in grado di dare alla squadra un'impronta ancor più di iniziativa, gente come Insigne, o un Candreva che aggredisca e spinga come nella Lazio.

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  2. Mi piacerebbe vedere Insigne nella posizione del buon El Shaarawy, magari con un più prudente Florenzi sull'altra fascia. Le geometrie del primo e il movimento del secondo potrebbero servire non poco a questa formazione.
    Riguardo la partita, in un certo senso la semplicità nel gioco può anche essere una carta vincente: come dico nel pezzo, il CT può aver calcolato il "rischio di non correre rischi" valutando preventivamente la tenuta (scarsina) degli avversari.

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