mercoledì 23 settembre 2015

Due partite in novanta minuti


Al Friuli di Udine ha vinto la paura.
Nell'anticipo del martedì del turno infrasettimanale Udinese e Milan hanno giocato una gara dai due volti, precisamente suddivisa in altrettante fasi speculari, che in comune hanno solo la porta in cui si è fatto gol.

Per i bianconeri non è stato facile preparare una partita così delicata in due giorni, dal momento che nelle tre giornate precedenti i punti raccolti sommavano uno zero spaccato. La gioia per il successo allo Juventus Stadium -alla prima- è stata smorzata, poi abbattuta, infine cancellata da Palermo, Lazio ed Empoli in meno di un mese. Come logico che fosse, la formazione di Colantuono è scesa in campo con una miriade di punti interrogativi nella testa, con pochissime certezze e un carico di nervi tesi che hanno condizionato la partita, o meglio, i due tempi, sia in un senso sia nell'altro. 
Il 3-5-2 schierato davanti a Karnezis ha ridisegnato il terzetto di difesa con Domizzi proposto nel mezzo per far rifiatare l'acciaccato Danilo, con Wague e Piris confermati ai suoi lati. Per l'attacco è stata scelta la coppia Thereau-Di Natale, nonostante lo stato di forma straripante del colombiano Duvan Zapata, guadagnando in questo modo sotto il profilo tecnico.
Al di là dell'espressione tattica, è stata determinante la componente psicologica dell'Udinese. La fragilità evidente sotto quest'aspetto ha provocato una lunga serie di errori tecnici e tattici, anche grossolani, durante i primi 45', finendo per compromettere le sorti dell'incontro.

Il Milan, dal canto suo, non può dire di aver giocato un calcio stellare, tuttavia la formazione di Mihajlovic ha saputo sfruttare il primo tempo di assoluta debolezza degli avversari per indirizzare la partita e lucrare 3 punti in classifica. Nel 4-3-1-2 rossonero, oltre alla conferma del giovanissimo Calabria come terzino destro, va segnalato un centrocampo con Bonaventura sulla sinistra; Montolivo in posizione centrale, in cabina di regia e, sulla destra, l'olandese De Jong, a disagio in parecchie battute dell'incontro nonostante la buona volontà. In avanti Bacca ha avuto il ruolo di terminale offensivo, mentre per Balotelli tutta la libertà di svariare dal centro all'esterno e avanti e indietro per cercare la posizione più congeniale per ogni azione; Honda, di conseguenza ha dovuto leggere i movimenti dell'ex Liverpool e sfruttare gli spazi, finendo spesso in area come attaccante aggiunto.

Con l'Udinese proveniente da tre sconfitte ed il Milan da un 3-2 al Palermo, un gol su punizione diretta dopo appena 5', come quello di Balotelli, non può che tagliare le gambe ai primi ed esaltare i secondi. Non è un caso, dunque, che il raddoppio del Diavolo sia arrivato una manciata di minuti dopo, grazie ad un clamoroso errore di posizionamento e di lettura dello spaesato duo Wague - Domizzi, che hanno così spianato la strada a Jack Bonaventura.
Dopo meno di un quarto d'ora la gara è già indirizzata: in bambola, impaurita, incapace tanto costruire gioco quanto di difendere, l'una. Con il solo merito di aver trovato i due gol nelle due occasioni create, nonostante un gioco ancora grezzo e spigoloso che le impedisse di controllare realmente il match, l'altra.
Sì, perché i friulani hanno giocato sui nervi e, seppur senza un briciolo di raziocinio a guidare le proprie manovre offensive, hanno provato a mettersi nella trequarti di campo avversaria. Risultati zero, ovviamente.

Il primo tempo, se considerato a sé stante, potrebbe essere letto come una partita a senso unico, tutt'altro che entusiasmante. Questo si deve al Milan, che non è riuscito ad esprimere un gioco corale esteticamente valido, potendo disporre di un Udinese alle corde e, apparentemente, senza voglia di riprendersi. Il calcio, però si gioca su novanta minuti e, chissà come sarebbe finita se nel recupero della prima frazione Cristian Zapata non avesse trovato l'inzuccata che ha portato le squadre negli spogliatoi con il risultato di 0-3.

Proprio in quel quarto d'ora di intervallo, infatti, Colantuono deve aver toccato i tasti giusti e ricalibrato la sua Udinese sulla modalità "nulla-da-perdere" (il tasto giusto potrebbe essere stato Zapata, messo in campo al 45' al posto di Piris). Trovando così un'oasi nel deserto.

Il secondo tempo ha avuto i connotati di un'altra partita, con i padroni di casa spregiudicati e gli ospiti prima convinti di aver già portato a casa i tre punti, poi terrorizzati all'idea di perderne un paio per strada.
Con l'ingresso in campo Duvan Zapata, i friulani sono passati al 4-3-3 o ad uno speculare 4-3-1-2, con Thereau alle spalle del colombiano e Di Natale (cambia poco). Quel che ha influito maggiormente non è stato il cambio di modulo, ma l'approccio: Edenilson ed Ali Adnan piuttosto che abbassarsi sulla linea di difesa sono rimasti in costante proiezione offensiva, facendosi marcare più spesso dal terzino che non dalla mezz'ala (sia De Jong sia Bonaventura hanno accettato passivamente la posizione avanzata degli esterni avversari, mettendo in difficoltà la squadra). Anche Badu e Bruno Fernandes, i due interni bianconeri, si sono comportati diversamente, spingendosi con più costanza al limite dell'area avversaria (soprattutto il ghanese), ed alternandosi in fase di costruzione al fianco di Iturra (prevalentemente il portoghese). In questo modo Colantuono è riuscito a tenere sotto scacco il centrocampo avversario, costretto a schiacciarsi a ridosso della difesa (che a sua volta ha visto l'inserimento di Alex al posto di Calabria per ribilanciare il conto dei kili e dei centimetri che Zapata aveva spostato in favore dei suoi).

Mihajlovic non può essere contento del secondo tempo dei suoi. Tra il controllare il risultato e la "passività totale in attesa del fischio finale" c'è una differenza abissale. Nella ripresa i rossoneri sono scomparsi dal campo, sorpresi da un ritorno di fiamma prorompente di marca friulana. Il passaggio al 4-4-2 con De Jong e Montolivo in mezzo e Poli (entrato per Honda) e Bonaventura sugli esterni ha solo limitato gli enormi danni causati dalle sfuriate confusionarie ma efficaci degli avversari.

Con un attaccante come Zapata, l'Udinese, ha dotato il suo arsenale anche di lanci lunghi e alti, ma ha cercato comunque di attaccare con i movimenti dal centro dei suoi tre attaccanti, sfruttando i passaggi filtranti.

A conti fatti i gol dei padroni di casa sono frutto di errori tecnici della fase difensiva milanista (al netto di una giocata coraggiosa di Zapata, il migliore dei suoi, sull' 1-3): Badu, in occasione del primo gol, arriva in area dal binario centrale senza la minima marcatura (dove sono i centrocampisti?); distratta invece la terza linea nel non rimediare in marcatura su Thereau (colpa di un fuorigioco pensato solo da alcuni difensori) sul 2-3 firmato Duvan.

A dire il vero anche Bacca ci ha messo del suo, con una prestazione insufficiente: spesso il centravanti ex Siviglia si è trovato isolato in avanti, è vero, ma non ha mai saputo sfruttare questa situazione per far salire la squadra proteggendo il pallone o creare i presupposti per scappare in campo aperto contro Domizzi e Wague (non proprio due fulmini di guerra). Purtroppo il mattatore della passata edizione di Europa League non ha lo stesso rendimento quando si tratta di attaccare la profondità e quando deve, al contrario, venire incontro e far salire la squadra (altrimenti sarebbe un Ronaldo colombiano, paragone che oggi è piuttosto scomodo anche per un goleador come lui).

Con il terrore di poter vanificare un primo tempo di netta superiorità, il Milan non ha saputo reagire al ritorno dell'Udinese sbagliando praticamente ogni giocata tra il quarantacinquesimo ed il triplice fischio. Se potessimo trasferire questo Udinese - Milan in un ring di pugilato, i rossoneri troverebbero la vittoria ai punti, ma solo perché salvati dal gong di fine incontro.

1 commento:

  1. Non ho visto la partita e mi fido dei tuoi occhi di attento analista tattico. Anche dopo la sconfitta di Genova, continuo a ribadire di credere in questo Milan, che ha buonissimi valori tecnici dal centrocampo in su ed è comunque migliorato in retroguardia, anche se aveva bisogno di un rafforzamento maggiore davanti a Diego Lopez, mentre forse si è esagerato con gli acquisti per il settore nevralgico (Kucka non serviva). Romagnoli e Bertolacci vanno attesi con fiducia, Bonaventura deve diventare un punto fermo e Balotelli finora non sta deludendo, pensando anche alla stagione da zero spaccato da cui veniva. Se dubbi devono esserci, personalmente li riverso sul "manico": non sono così sicuro che Mihajlovic sia l'allenatore giusto per il Milan, e più in generale per una grande squadra.

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