domenica 4 gennaio 2015

Occhio al mercato

Le recenti difficoltà economiche delle società calcistiche italiane, ivi comprese le big della Serie A, stanno facendo sì che il quantitativo delle operazioni di mercato "alternative" (diverse dall'acquisizione a titolo definitivo) siano in forte aumento.
Prestiti, compartecipazioni e diritti di riscatto permettono ai club di passarsi i cartellini dei giocatori con grande semplicità e dilazionare i pagamenti in diverse sessioni di mercato.
Tutto questo per i calciatori significa cambi di maglia frequenti, incertezza sul futuro, instabilità psicologica e impossibilità di legare con l'ambiente.
Anche per i club, nel lungo periodo, potrebbe non essere conveniente intavolare numerose trattative di questo genere, ma, a quanto pare, anche nel correntte mese di gennaio sarà la strada più battuta.

Il 2015 è ancora alla sua alba e a Milano sono già sbarcati due grandi talenti del calibro di Cerci e Podolski. Entrambi a titolo temporaneo, ovviamente.

Operazioni di questo tipo indicano una volontà chiara delle società: un buon risultato, nell'immediato, poi a giugno ci ripensiamo.
Pur ammettendo che questa sia la strada da percorrere per dare una svolta alla stagione di nerazzurri e rossoneri, sembrerebbe logico tentare di trattenere i due giocatori a Milano effettuando le spese necessarie. Ecco che il problema si palesa.


Alessio Cerci: al Milan dopo una
triste parentesi all'Atletico
In casa Milan, soprattutto alla luce della partenza di Torres, Cerci avrà un elevato minutaggio, se il rendimento sarà quello richiesto. Inevitabilmente ci saranno riflessi negativi, in termini di minuti, dei vari Bonaventura, Honda (che peraltro sarà fuori per la Coppa d'Asia), il già poco cavalcato Niang, Pazzini e, perché no, qualche centrocampista come Poli che potrebbe essere sacrificato sull'altare di un leonardiano 4-2-"fantasia" (ipotizzo: El Shaarawy, Bonaventura, Cerci alle spalle di Menez). Arrivati a giugno i calciatori appena citati vedrebbero ridotta la propria valutazione di mercato oltre che il proprio apprezzamento presso altri club. Aumenterebbero, di conseguenza, le difficoltà nel cercare di monetizzare il più possibile per il  mercato estivo, dove il primo acquisto potrebbe essere proprio Cerci (è in estate che si costruisce realmente la squadra, con trattative a titolo definitivo).

Per la società di Thohir i rischi, forse, sono anche più elevati. Podolski è un giocatore con grandi qualità, nel 4-2-3-1 pensato da Mancini può essere un'arma vincente, più che altro diventa fondamentale dal momento che non ci sono giocatori con quelle caratteristiche nella rosa attuale (tant'è vero che si parla di un altro acquisto in quel reparto per fare il paio con il tedesco, ma sull'altra fascia). L'assenza di esterni offensivi è immancabilmente legata a Mazzarri, che nel suo disegno tattico non prevedeva un Podolski (anche se avrebbe fatto comodo). Dunque il tecnico di Jesi ha un paio di sessioni di mercato per cambiare la rosa a sua disposizione e renderla più compatibile alla sua idea di gioco.

Quanto detto per Cerci vale anche per il fresco campione del Mondo: se lo merita, sarà riscattato a giugno. Come? Difficile ipotizzare grosse entrate dall'Europa League, ma è una speranza. Più complesso raggiungere il sesto posto (il minimo) per altri introiti "europei". Aggiungiamo che il Mancio potrebbe fare poco affidamento, da qui al termine della stagione, su elementi che rischiano, così, di finire ai margini del progetto tecnico. Mi riferisco ad alcuni esterni difensivi, come Jonathan (quasi mai in campo quest'anno per problemi fisici), Campagnaro e Mbaye, potrebbero non trovare minuti; in mediana uno, se non due, tra M'Vila, Guarìn, Kuzmanovic e Khrin dovrà essere ceduto. Per non parlare di Hernanes, mai realmente sui propri livelli in nerazzurro. Rischia di perdere nazionale e appeal sul mercato (si parla di un ritorno alla Lazio con Keita in nerazzurro, sarebbe l'esterno di cui si parlava).
Tutti questi giocatori potrebbero essere in uscita dall'Inter, ma a giugno non permetterebbero di racimolare granché. La rosa va cambiata, quasi stravolta, per le volontà del tecnico. Ma se la società non si comporta come dovrebbe ragionando anche sul medio-lungo periodo, la situazione rischia di peggiorare ulteriormente.


Ivan Strinic, terzino sinistro arrivato
a Napoli a parametro zero
Le due milanesi sono solo l'esempio della cattiva condotta dirigenziale cui spesso assistiamo nei mesi di gennaio, luglio e agosto in Italia.
Acquistare giocatori a parametro zero può essere un'alternativa forse più conveniente in periodi di magra finanziaria, ma il rischio è quello di portare a casa un bidone. La Roma, ad esempio, la scorsa estate ha acquistato Ashley Cole, o la sua controfigura, con risultati disastrosi. Avrebbe acquistato anche Emanuelson, ma forse lo sanno in pochi perché raramente si è avvicinato al tappeto verde.
E' andato meglio l'esperimento Keita, di ritorno dalle "vacanze" cinesi e dal periodo al Valencia. Ha cercato di tenere le redini del centrocampo giallorosso con discreti risultati in assenza di De Rossi.
L'ultimo parametro zero della nostra Serie A è il terzino sinistro del Napoli: Ivan Strinic, croato ex Dnipro, con numerose presenze in nazionale alle spalle. Dovrebbe avere diverse occasioni di mettersi in mostra dato che Ghoulam sarà impegnato in Coppa d'Africa, ma per ora è un gigantesco punto interrogativo. D'altronde non sempre si può pescare un Pogba.

Decisamente più costruttivo sarebbe invertire questa tendenza e fare affidamento sui giovani cresciuti in casa, sui talenti scovati in serie minori, limitando la mole di acquisti (specie dall'estero), i quali comprenderebbero solo i migliori giocatori, quelli che davvero possono garantire un effettivo salto di qualità.

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