giovedì 2 gennaio 2014

Hellas al bivio

Non ci sono dubbi: la sorpresa di questa prima metà di stagione è l'Hellas Verona.

29 punti nelle prime 17 giornate costituiscono certamente un bel bottino per gli uomini di Mandorlini, partiti con l'umiltà e il carattere giusto per affrontare un campionato che avrebbe dovuto vederli lottare per evitare la retrocessione.
Certo. E' d'obbligo allegare all'appellativo "Neopromossa" l'obiettivo "Salvezza" o, comunque, i tanto bramati 40 punti.

Arrivati quasi al giro di boa la quota salvezza è già a pochi punti di distanza e sognare in grande è possibile.
In ogni caso se per l'Europa League il passo dovesse essere troppo lungo ci sarà del tempo per fare qualche esperimento in vista della prossima stagione, quella sì che rischia di essere un problema.
Sembra assurdo.

Spesso capita che dopo una stagione giocata ben oltre le più rosee aspettative, un club di media / bassa fascia, non solo faccia fatica a ripetersi, ma addirittura faccia peggio di qualunque previsione pessimistica.
Ricordo il Chievo nel 2006/2007 o la Samp e (in misura minore e per diversi motivi) il Bari tre anni fa, e per chiudere darei uno sguardo al Catania che fino alla scorsa primavera sorprendeva tutti e oggi "prega" per non retrocedere.

Bisogna, considerare che in un anno possono cambiare molte cose e quando la disponibilità economica non è quella dei top club c'è sempre il rischio di non riuscire a rimpiazzare eventuali partenze illustri e giocatori scontenti. Questo potrebbe essere lo scenario presente in casa Hellas nella prossima stagione.
In questi casi ciò che fa la differenza è il progetto che ha in mente la dirigenza: ci si  accontentare di risultati facilmente raggiungibili, o cercare tramite investimenti e rischi di migliorare per diventare grandi.

Durante l'ultima sessione di mercato il DS Sean Sogliano è stato un protagonista fuori dal campo del brillante 2013 del Verona, lasciando a disposizione di mister Mandorlini un gruppo di buon livello, compatto, rodato e puntellato con ottimi acquisti.
All'interno dello spogliatoio ci sono due giocatori che hanno richiamato l'attenzione di diversi club importanti: Jorginho e Iturbe.

Il centrocampista brasiliano naturalizzato italiano è rimasto a Verona senza lamentele di sorta o un contratto faraonico che lo legasse al club, forse consapevole che un primo approccio soft con la Serie A sarebbe convenuto ad entrambe le parti.
Le sue prestazioni, però,  stanno convincendo tutti che il ragazzo è pronto per grandi palcoscenici.
Recentemente ha dichiarato di non voler partire durante il mercato invernale, ma sembra scontato un suo addio agli Scaligeri nella prossima estate.
La difficoltà, allora, sarà trovare il modo di rimpiazzare il mediano, considerando l'impossibilità di reinvestire l'intera somma ricavata per un solo giocatore e l'impresa che costituirebbe portare al Bentegodi un centrocampista di pari livello.

Per quanto riguarda l'attaccante argentino la situazione è diversa
perché il giocatore è in prestito e il cartellino è di proprietà del Porto, che ha fissato il riscatto a 15 milioni di euro.
Difficile pensare ad un simile investimento della società gialloblù. Verosimilmente a pagare quella cifra sarà un club con altre possibilità, il quale, in cambio, garantirà agli Scaligeri un premio di valorizzazione del giocatore. Sicuramente una cifra sensibilmente inferiore al prezzo del cartellino.

Come se non bastasse quello che ritengo sia il fattore chiave nel progetto Hellas non sono i due giovani talenti. Quelli, in previsione futura, sono già storia.
Quello che oggi è lo zoccolo duro della squadra gialloblu, dal portiere Rafael al capitano Maietta, passando per i vari Cacciatore, Toni e la sua riserva Cacia, dovranno ripetere quanto di buono fatto in questa stagione. Tutti giocatori avanti con l'età e oggi, probabilmente, all'apice delle loro possibilità. Ripetersi sarà una vera e propria impresa.

Sarà compito della società riuscire a capire chi potrà dare una mano e chi dovrà partire o avere un ruolo più marginale in rosa. Non prima di aver deciso come rimpiazzare le partenze illustri ma, soprattutto, non prima di aver deciso se l'Hellas Verona dovrà diventare grande.








1 commento:

  1. Interessantissima disamina, come sempre, soprattutto nella parte relativa alle prospettive della squadra. Perché è vero che bisogna godersi lo splendido e inatteso momento d'oro, ma per squadre di medio livello come l'Hellas la sopravvivenza in Serie A rimane il primo obiettivo e non ci si può cullare più di tanto sugli allori. Il fatto è che si tratta quasi sempre di progetti effimeri, che ben che vada non possono durare più di due - tre stagioni: questo perché, alla lunga, i talenti veri prendono il volo inseguendo le sirene delle grandi, mentre lo zoccolo duro non sempre è in grado di ripetersi sugli stessi alti livelli della stagione del boom, soprattutto se si tratta di calciatori "normali".
    Come scrivi tu, difficile che Jorginho e Iturbe rimangano anche l'anno prossimo, e Toni non può essere una garanzia a lunga scadenza, mentre ho l'impressione che gente come Cacciatore stia rendendo al di là dei propri limiti oggettivi. Insomma, questo è un anno d'oro, ma probabilmente da giugno si dovrà rifare la squadra e inizierà un'altra storia, con delle premesse completamente diverse. A meno che la società non voglia davvero costruire qualcosa di solido e duraturo, che porti a una crescita progressiva nei prossimi anni, ma al momento in Italia sono pochissimi, e con ben altre risorse, i club che possono permettersi programmazioni ambiziose e a lungo termine. Per gli altri conta solo vivere alla giornata, o poco più.

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